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Ancora 1

  NON FARE TEATRO...

...ESSERE TEATRO    

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Il comico è un equilibrista che si muove su fili invisibili

Nella ricerca che sta conducendo in collaborazione con me, Mario Pascariello lavora con dedizione per poter esprimere la propria visione esistenziale-spirituale con la sua “naturale” espressività comicosatirica, in un continuo sforzo di depurazione della propria naturale teatralità da qualsiasi “artifizio recitativo”, in ossequio al principio guida: “almeno a teatro…non facciamo teatro!”. Con la sua espressività “selvaggia” cerca di comunicare le proprie riflessioni, scaturite dall’osservazione dell’esistenza, senza mediazioni intellettualistiche e artifizi retorici. Pascariello esprime con una “teatralità senza recita” ciò che sente, ciò che osserva, ciò che pensa, in modo diretto, pastoso, vitale, sardonico e giocoso, comico ma serio.

Nella terza opera che porteremo al debutto il prossimo autunno, continuiamo il tipo di lavoro intrapreso con le prime due opere, "Sto male fuori" e “O sei occupato O sei disoccupato” (fummo uomini…diventammo lavoratori…).

Mario Pascariello, prima del suo debutto a teatro, aveva espresso la sua vis comicosatirica nel flusso esistenziale, e questa è una peculiarità piuttosto inedita perché, per quanto mi consta, in genere i Comici non sono comici nell'esistenza, ma solo sul palcoscenico o nel cinema.

Il nostro lavoro artistico è consistito e consiste essenzialmente nel "trasferire" il comico/satiro Pascariello dal palcoscenico esistenziale a quello scenico, da comico/satiro "nel vivo" a comico/satiro "dal vivo";

questa operazione può essere definita come un progressivo approfondimento della conoscenza e compenetrazione tra due mondi distinti, seppur con molte affinità: il comico satirico esistenziale e la forma-teatro. Il mio lavoro di regista è stato ed è innanzitutto un lavoro di ambasciatore: mi sono fatto portavoce dell'universo teatro, sforzandomi di sciogliere progressivamente quelle diffidenze e quelle distanze che inizialmente caratterizzavano il comico/satiro esistenziale, sforzandomi di comprendere sempre di più la natura e i "meccanismi" del suo "funzionamento", al fine di cercare in modo sempre più armonioso una fusione sinergica fra i due mondi.

L'obiettivo è realizzare, in cooperazione e in dialettica con Mario, un mondo unico dove il fluido comico pascarielliano possa scorrere libero e vitale dentro e fuori le regole del linguaggio scenico, impregnandolo e assorbendolo nello stesso tempo, arricchendosene e rivitalizzandolo nello stesso tempo, in ossequio al principio che il talento deve conoscere le regole per poterle superare, riscrivere, sostituire con nuove regole, quelle della sua misteriosa ispirazione: non “fare teatro”, ma “essere teatro”.

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